28 febbraio 2008

Ferrara. Solvay, Legambiente chiede l'avocazione dell'inchiesta

Ferrara. Solvay, Legambiente chiede l'avocazione dell'inchiesta

La prima volta era solo una “minaccia”, un tentativo di dare uno scossone all’inchiesta. Ora la richiesta di avocazione alla procura di Bologna è realtà. È l’ultima carta in ordine di tempo che Legambiente vuole giocare per fare in modo che il caso Solvay non cada nel vuoto.

Dopo sette anni dal primo esposto in Procura per i casi di morti sospette per Cmv, Legambiente ha deciso che non è più possibile aspettare e ha presentato alla Procura generale di Bologna una richiesta di avocazione per il caso che coinvolge la multinazionale della chimica. “E’ stata una decisione estremamente sofferta – commenta la presidente di Legambiente Ferrara Marzia Marchi –, sulla quale ha pesato anche quanto successo a Marghera; ma, è proprio il caso di dirlo, a mali estremi estremi rimedi; se può servire quest’ennesimo atto di sollecitazione, ben venga”.


Sull’inchiesta, che vede aperto un fascicolo in procura per l’ipotesi di violazione dell’art. 437 (carenze in materia di igiene e sicurezza che determinano infortuni e malattie professionali), pende inesorabile la mannaia della prescrizione.

“A metà 2010, se non ci sarà una svolta procedurale – afferma David Zanforlini, il legale di Legambiente che assiste diversi ex dipendenti Solvay - delle decine di persone morte di tumore non si parlerà più. Il passo dell’avocazione (tecnicamente, la sostituzione delle attività di indagine da parte di un organo superiore, in questo caso la procura di Bologna, ndr) si è reso necessario perché qui finora non si è mosso praticamente nulla”.


Ora, se la richiesta di avocazione verrà accolta (ci sono 30 giorni di tempo) si aprono due possibilità, “o l’archiviazione o l’apertura del procedimento – prosegue Zanforlini -, ma almeno qualcosa si muoverà”. La speranza di ex dipendenti e familiari che hanno depositato gli esposti contro l’azienda che fino al 1998 trasformava all’interno del petrolchimico il gas cvm (il cloruro di vinile monomero, altamente cancerogeno) in pvc è quella di arrivare al rinvio a giudizio. “Di qui – aggiunge il legale – nel caso di una condanna in primo grado, sarebbe possibile agire per ottenere il risarcimento del danno”.


A spingere Legambiente a premere sull’acceleratore è stata anche la morte, la settimana scorsa, di Gilberto Pio, l’ex lavoratore Solvay della cui malattia nessuno era a conoscenza. Questo, secondo il legale di Legambiente, apre una serie di domande sull’operato della medicina del lavoro.

“Sono rimasto esterrefatto – ammette l’avvocato – nel sapere che il suo caso era seguito dalla medicina del lavoro e che il nome di Pio non risultasse dalle carte in mano alla procura. O c’è stata omissione in atto d’ufficio oppure l’uomo in realtà non era seguito e allora hanno mancato nel loro dovere di monitorare ogni sei mesi tutti gli ex dipendenti”.


Intanto proprio in questi giorni Comune e Filcem (la sigla dei chimici della Cgil) hanno annunciato la loro volontà di costituirsi parte civile nel caso si approdi a un processo. “Finalmente – esclama Marzia Marchi -; è da tempo che sollecitiamo passi come questo: meglio tardi che mai…”.