22 febbraio 2008

CONSULTA: GASPARRI A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE GIP FORLEO | Politica | ALICE Notizie

CONSULTA: GASPARRI A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE GIP FORLEO | Politica | ALICE Notizie

Roma, 21 feb. (Apcom) - Il deputato di An Maurizio Gasparri può essere processato per diffamazione nei confronti del gip di Milano Clementina Forleo. La Corte costituzionale ha annullato, infatti, la delibera con cui un anno fa la Camera aveva dichiarato insindacabili le sue opinioni, ritenendo che fossero espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari. "Non spettava alla Camera affermare che i fatti per i quali pende un procedimento penale a carico del deputato Maurizio Gasparri (...) costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni", ha sentenziato la Consulta nella sentenza depositata oggi in cancelleria e redatta dal giudice Sabino Cassese.

Gasparri era finito sotto procedimento penale per aver "offeso la reputazione" del gip Forleo sostenendo che era "incredibile, sconcertante e allarmante, fuori da ogni schema razionale, basata su una scelta ideologica" la sua decisione di assolvere un gruppo di islamici accusati di terrorismo. Provvedimento di fronte al quale l'esponente di An aveva sollecitato al governo di intervenire con "norme che impediscano a giudici irresponsabili di lasciare a piede libero degli autentici terroristi".

A sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti della Camera è stato, nel giugno del 2006, il gip di Roma: le parole di Gasparri, ha sostenuto, "non possono essere ricondotte" ad atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni di parlamentare e quindi tutelati dall'articolo 68 della Costituzione. E la Corte costituzionale accoglie il ricorso annullando la delibera di Montecitorio: "Non sono stati indicati - spiega - atti parlamentari tipici anteriori o contestuali alle dichiarazioni in esame, compiuti dallo stesso deputato, ai quali possano essere riferite le opinioni" in questione. Nè possono essere ritenute tali eventuali "dichiarazioni esterne", provenienti cioè da colleghi appartenenti allo stesso gruppo parlamentare: non esiste "una sorta di insindacabilità di gruppo", sostiene la Consulta.