28 febbraio 2008

«Dai carabinieri una legnata morale» Corriere della Sera

«Dai carabinieri una legnata morale» Corriere della Sera

COMO - «Siamo stati a Como da McDonald's». Durante le sue dichiarazioni spontanee alla Corte d'Assise del capoluogo lariano, nel corso della nona udienza per la strage di Erba, Olindo Romano, imputato con la moglie Rosa Bazzi, è tornato alla versione iniziale, quella resa prima del suo fermo, per protestare la sua innocenza. Nella strage, l'11 dicembre del 2006, morirono quattro persone tra cui un bambino di poco più di due anni. «Quando arrivai c'era folla - ha raccontato Olindo - poi ho viso il signor Castagna, era un uomo distrutto. Abbiamo incrociato lo sguardo, mi vennero in mente le liti, le banalità, perchè lo insultavo». Poi un vicino, che era stato nell'appartamento gli disse che «era peggio di un film dell'orrore».

«LEGNATA MORALE» - Romano è tornato a parlare del suo rapporto con i carabinieri, che già nel precedente intervento in aula aveva accusato di avergli praticato un vero e proprio «lavaggio del cervello». «La cosa più brutta è quando mi prospettarono a che cosa andavo incontro - ha detto ripercorrendo il colloquio con due militari che, il 10 gennaio del 2007, andarono al carcere del Bassone di Como per prendergli le impronte digitali prospettandogli il rischio dell'ergastolo -. Mi diedero una legnata morale». «L'8 gennaio fu il giorno più brutto della mia vita - ha aggiunto Olindo - quando vennero i carabineri a prendermi pensavo mi portassero in caserma, invece mi trovai davanti all'ingresso del carcere. Ebbi l'impressione che fossimo due cani da abbandonare». Parlando poi della confessione ritrattata ha spiegato: «Che cosa dovevo confessare? Noi non abbiamo ucciso nessuno».

LE INTERCETTAZIONI - Prima del suo intervento erano state riproposte le intercettazioni ambientali raccolte dagli inquirenti. «E che ca... fanno perdere tempo a noi - diceva in un passaggio Rosa Bazzi -, continuano a chiamarci in caserma ed io devo ancora pulire le scale. Se invece sarebbero intervenuti prima non sarebbe successo quello che è successo. Che vadano ad interrogare quello là (Azouz, ndr) ed i suoi amici marocchini». Molte delle parole pronunciate sono incomprensibili ma quello che si può evincere, nel suo complesso, è l'assoluta tranquillità dei coniugi Romano che parlano di tutto cercando di evitare il più possibile discorsi legati alla strage, avvenuta sopra le loro teste. Da una delle intercettazioni pare di capire che i due coniugi sospettino essere intercettati. In poco meno di un mese sono state effettuate 2.088 intercettazioni ambientali attraverso cimici piazzate in casa (in particolare sulla testata del letto, in bagno, nella lavanderia, in cucina) e sull'auto. Nelle parti di intercettazioni proposte oggi ai giudici popolari e togati, si sentono Olindo e Rosetta «riflettere» sulla presenza di extracomunitari nella vecchia corte e sulla possibilità di andare ad abitare in un'altra parte.

L'INCIDENTE STRADALE - L'udienza dera iniziata in ritardo, a causa di un incidente stradale senza gravi condizioni di cui è stato protagonista il cellulare della penitenziaria che stava accompagnando in tribunale i due imputati. Nulla di significativo, soltanto un semplice tamponamento ad un altra auto. Ma tanto è bastato perché il furgoncino con la scorta si fermassero per effettuare l'accertamento dei danni.

MA ROSA NON PARLA - Olindo ha deciso di rendere delle dichiarazioni spontanee, come già mercoledì aveva ipotizzato il suo avvocato, Enzo Pacia. La moglie, Rosa Bazzi, invece, sempre secondo quanto ha riferito il legale, potrebbe rinunciare all'esame e avvalersi della facoltà di non parlare. «La nostra assistita - ha spiegato sempre Pacia - è due giorni che piange ininterrottamente, soprattutto dopo le pesanti accuse rivolte da Mario Frigerio». Non ci sarà, quindi, un interrogatorio, come sembrava dovesse essere dopo l'udienza di martedì scorso, nel senso che ai coniugi non potranno essere poste domande.

I PRECEDENTI INTERVENTI - L'ex netturbino aveva già reso dichiarazioni spontanee in altre due occasioni: durante l'udienza preliminare per dire che era «innocente» e per ritrattare sostanzialmente le confessioni rese davanti a pm e gip e, più di recente, in dibattimento. Disse di aver subito una sorta di «lavaggio del cervello» da parte di due marescialli dei carabinieri, mentre, nel carcere del Bassone di Como erano andati per prendergli le impronte digitali. Circostanze smentite dai militari, i quali avevano detto in aula che fu Olindo a dire loro di volersi liberare la coscienza e, mentre erano in attesa del magistrato davanti al quale avrebbe confessato, era «un fiume in piena di parole» sulla dinamica della strage.



28 febbraio 2008