20 febbraio 2008

Cpt: Bettoli assolto con formula piena | Cooperativa Itaca onlus

Cpt: Bettoli assolto con formula piena | Cooperativa Itaca onlus

Lunedì 18 febbraio si è concluso, presso il Tribunale di Udine, il primo dei processi nei confronti di esponenti di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia nati dalle denuncie di Adriano Ruchini, presidente della Coop Minerva di Gorizia, il soggetto gestore nei due anni passati del Cpt di Gradisca d’Isonzo (proprio in questi giorni è stato reso noto il cambio di gestione della struttura di detenzione di stranieri).
Il processo è stato quello per "minacce di morte aggravate" che ha visto come imputato il presidente di Legacoopsociali Fvg, Gian Luigi Bettoli, cooperatore, ricercatore storico ed esponente dei movimenti pacifisti e nonviolenti, con un lungo curriculum di volontariato a favore delle popolazioni colpite dalla guerra (in Bosnia Erzegovina, in Palestina e nel Messico) e dalle catastrofi "naturali", come nell’Irpinia degli anni ‘80.


L’attesa sentenza ha finalmente assolto Bettoli (difeso dalle avvocate Giulia Bevilacqua e Teresa Fini, del Foro di Pordenone) con formula piena, perché il fatto non costituisce reato. Il querelante aveva annunciato, ad inizio seduta, di aver rimesso la querela. Bettoli ha però rifiutato decisamente questo "pentimento" tardivo, sia per l’insostenibilità di un’accusa calunniosa (per la quale ha controquerelato Ruchini, che a questo punto si troverà a salire sul banco degli imputati), sia per il fatto - ancor più grave - che Ruchini stesso sta proseguendo in una causa contro l’intera associazione Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia per diffamazione.
La conclusione positiva del processo ha così potuto rendere giustizia con la formula piena alle tesi difensive del dirigente cooperativo e pacifista, portato sul banco degli imputati per il suo essere il portavoce del rifiuto delle cooperative sociali friulo-giuliane di partecipare alla gestione di quella che ritengono un’ "istituzione totale" nella quale vengono segregate persone innocenti per il solo fatto di essere straniere.
Ci auguriamo oggi di poter assistere presto all’archiviazione anche della denuncia nei confronti dell’associazione, accusata di diffamazione solo per aver denunciato l’atteggiamento disinvolto di una cooperativa che ha non solo violato norme del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, ma più in generale ha creduto di aderire a Legacoop senza preoccuparsi delle scelte politiche ed etiche di un’associazione di
aziende responsabili, socialmente coinvolte e motivate all’autogestione ed al lavoro sociale, secondo la disposizione di legge che vincola la cooperazione sociale a "perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini".

Per altro, l’udienza di ieri è stata purtroppo l’occasione per il soliloquio di Adriano Ruchini, impegnato ad accusare mezzo mondo di persecuzione nei suoi confronti. Lasciando a Ruchini la responsabilità di ulteriori affermazioni calunniose nei confronti di vari soggetti, non può essere sottaciuto il livore che lo stesso ha dimostrato nei confronti dell’imputato. Dimostrando così la gelosia piccina del piccolo imprenditore di provincia nei confronti di chi - pur continuando a percepire una retribuzione da cooperatore e dedicando le sue preoccupazioni soprattutto all’attività culturale ed alla solidarietà sociale ed internazionale - ha avuto il raro privilegio di passare per la gestione manageriale di gruppi cooperativi che rappresentano, con migliaia di soci lavoratori, alcune fra le principali realtà nazionali del settore e fra le maggiori aziende regionali.
Un’ultima considerazione, a carattere personale. Nel processo sono giustamente state fatte cadere le aggravanti, per il non essere mai stato Bettoli un associato del movimento dei Disobbedienti. Rimane la necessità di precisare che i Disobbedienti sono un movimento politico, dal quale Bettoli - per il suo essere un marxista nonviolento - è distante, ma del quale ritiene pienamente legittima l’attività, e più di
una volta condivisibili le proposte, pur ritenendone talvolta discutibili i metodi. Ritenendo inoltre i suoi leader, come Luca Casarini, persone di cui non condivide spesso lo stile ed il discorso, ma che hanno l’indubitabile merito storico di aver portato sul terreno della politica settori che in un lontano passato erano votati alla ghettizzazione di un ribellismo senza sbocco.

Una lezione, comunque, dovrebbe derivare dal processo di lunedì scorso e dalla sentenza di assoluzione per Bettoli: la necessità di liberare le aule della giustizia da pratiche strumentali di utilizzo delle denunce e delle querele per altri scopi. Ritornando a lasciare alla politica il suo spazio e le sue responsabilità, ed evitando di usare il ricorso alla magistratura come strumento di compressione della libertà di espressione e di critica.