11 marzo 2009

"Marchingegno perfetto": salvi gli artefici del tesoretto (ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com)

«UN MARCHINGEGNO ‘perfetto’ rispetto al quale ci si confessa impotenti. Si richiede pertanto l’archiviazione». Parole forti, quelle del procuratore capo Italo Materia: ha indagato sul «tesoretto lussemburghese», ha chiesto una proroga, alla fine deve arrendersi, tutto legalmente ineccepibile, non ci fu insider trading. L’operazione dei vertici di Coopservice era fatta bene. Benissimo.
Marchingegno ‘perfetto’, è la sottile ironia del procuratore. Si chiude così - salvo parere contrario del giudice delle indagini preliminari che potrebbe opporsi - l’inchiesta sulla strada, controversa a questo punto solo sotto il profilo morale, intrapresa da quel management per portare alla quotazione in Borsa Servizi Italia, la società controllata al cento per cento dal colosso cooperativo del ramo pulizie e sicurezza tramite la finanziaria Aurum, puntando poi a incassare le conseguenti plusvalenze, il cosiddetto «tesoretto» da 36 milioni di euro.

«IL SIGNIFICATO complessivo di tale operazione - scrive oggi il pm Materia - traspare dalla constatazione dell’enorme scarto tra il prezzo unitario delle azioni di Servizi Italia spa pagato da Fsh il 4 settembre 2006 e quello di sette volte maggiore incassato, dalla medesima Fsh, il giorno della collocazione in Borsa: non si voleva cioè che le plusvalenze che ne sarebbero derivate, per effetto di un sensibile miglioramento del trend aziendale di Servizi Italia che era certamente conosciuto dai vertici amministrativi della proprietaria Aurum spa e della controllante Coopservice, venissero distribuite tra tutti i soci». E conclude: «Fu per questo che è stato costruito un progetto finanziario che avrebbe consentito, al riparo della sanzione penale, di distribuire la ricca plusvalenza a un numero ridotto di persone che ne mascherarono l’acquisto, al fine evidente di non rendere palese l’abuso delle informazioni privilegiate di cui disponevano, attraverso una fiduciaria (Felsinea) depositaria delle azioni da loro acquistate». Ecco, il «marchingegno ‘perfetto’».

IL CASO esplose, prima politico poi giudiziario, nella primavera del 2007. Il procuratore ipotizzò il reato di «abuso di informazioni privilegiate», o più comunemente «insider trading», reato punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 20 mila a tre milioni di euro. Avvisi di garanzia erano stati inviati all’ex presidente di Coopservice, Pierluigi Rinaldini, e all’ex presidente di Aurum, Niger Ficarelli. L’indagine era stata affidata dal procuratore Materia alla Guardia di Finanza, che aveva individuato, tra i trecento beneficiari della plusvalenza, 46 persone, amministratori e consiglieri di Coopservice e, in tre casi, di società controllate. L’accusa ipotizzava che gli indagati, essendo in possesso di informazioni privilegiate grazie alla loro qualità di soggetti preposti alla direzione e al controllo e partecipazione al capitale della società emittente delle azioni Servizi Italia spa, avessero acquistato per conto proprio strumenti finanziari, consistenti in azioni di pertinenza di Servizi Italia in un periodo antecedente il collocamento in Borsa, utilizzando quelle informazioni.

LA RICHIESTA di archiviazione ricostruisce la vicenda, dall’acquisto da parte di Coopservice dell’intero pacchetto azionario di Servizi Italia fino all’aumento di capitale deliberato da Fsh (600 mila euro) per far fronte all’acquisto dell’opzione, riservandone la sottoscrizione ai soci della Coopservice («e non anche di altri», precisa il pm). «Quel che si leggeva in filigrana - scrive Materia e questo è il primo punto che il difensore di Rinaldini, l’avvocato Roberto Sutich, contesta con forza - nel prospetto informativo recappitato a ognuno dei soci Coopservice, era un messaggio subliminale che, anzichè incoraggiare la sottoscrizione dell’aumento di capitale, era stato scritto ad arte, da mano sapiente, per dissuadere da una tale operazione... E infatti - sottolinea Materia - l’aumento del capitale sociale della Fsh non veniva letto e inteso, da parte della larga maggioranza dei soci Coopservice, come una ricca opportunità di guadagno (come sarà) venendo invece sottoscritto da una ristretta cerchai di soci (e da qualche estraneo) alcuni dei quali sottoscriveranno l’aumento di capitale per un numero di azioni superiore al lotto individuale offerto (500 azioni Fsh).

L’AUMENTO di capitale permise a Fsh di avere la liquidità per esercitare il diritto di opzione, cosa che avvenne il 4 settembre 2006 con rogito davanti a un notaio di Lugano. «Ad appena tre giorni di distanza - scrive il pm Materia nella richiesta di archiviazione - in data 7 settembre 2006, la Servizi Italia presentava domanda di ammissione alla quotazione di borsa delle proprie azioni che verrranno quindi, previa autorizzazione del 14 marzo 2007, quotate ed immesse nel mercato al prezzo unitario di euro 8,50 (erano state pagate al costo unitario di euro 1.149)». Ci fu reato? L’insider trading non sussiste, si risponde il procuratore, «nonostante le ripetute riflessioni fatte sul punto in funzione della procedibilità». «Presupposto insuperabile per la incriminazione è, infatti, che l’utilizzo delle informazioni privilegiate sia avvenuto dopo che sia stata presentata una richiesta di ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato».

di MIKE SCULLIN