24 luglio 2007

Scalate, Procura pronta a indagare sui politici - Il Sole 24 ORE

Scalate, Procura pronta a indagare sui politici - Il Sole 24 ORE. I primi di luglio del 2005 sono giorni cruciali per l'Unipol di Giovanni Consorte, annota il Gip milanese Clementina Forleo nella richiesta di utilizzazione a fini probatori – inviata al Parlamento – delle telefonate dei politici coinvolti nelle fallite scalate ad AntonVeneta, Bnl e Rcs. Il gruppo assicurativo bolognese, in quei giorni, è a un passo dall'Opa su Bnl, che sarà comunicata agli investitori il 18 luglio. Ma la marcia di avvicinamento alla banca è ostacolata da un problema serio: gli immobiliaristi del "contropatto", che detengono il 27,5% di Bnl, fanno melina. La loro quota è decisiva per il tentativo di scalata di Unipol. Ma essi pretendono un prezzo che la compagnia non può pagare. La preoccupazione di Consorte è che gli immobiliaristi aderiscano all'offerta di scambio su Bnl lanciata circa due mesi prima dal Bbva. Nel qual caso l'Opa di Unipol naufragherebbe. Occorre dunque agire subito per convincere Caltagirone, quale rappresentante del contropatto, a cambiare idea: affinché quel 27,5% finisca alla "rossa" Unipol, a un prezzo ragionevole.Consorte, che tiene informato di ogni sua mossa il vertice dei Ds, chiede così aiuto a Massimo D'Alema e al senatore Nicola Latorre, braccio destro del presidente dei Ds. Il 6 luglio 2005 i magistrati intercettano una sua conversazione con Latorre. Lamenta Consorte: «L'ingegnere», alias Caltagirone, «e i suoi accoliti si sono defilati e vogliono vendere» al Bbva la loro partecipazione in Bnl. «Noi gli abbiamo offerto due euro e sessanta, prendere o lasciare». Ma loro – lascia intendere – non ne vogliono sapere. Poi gli riferisce di Francesco Frasca, responsabile della Vigilanza di Bankitalia, al quale bisogna «dare una mano... perché lo stanno crocifiggendo per colpa di quel maiale del Governatore. Perché Frasca è un compagno...È un uomo distrutto...E comunque è una cosa che voglio parlare con te e con Massimo, a parte». «Loro (Caltagirone e gli altri, ndr) stanno provando a rilanciare...», stanno cercando di tirare su il prezzo, «però hanno capito che non c'è spazio...Adesso il problema qual è? Queste quote le devono comprare terzi». «E certo – commenta Latorre – non potete prenderle voi». Infatti, il 27,5% del contropatto sarà ripartito tra Crédit Suisse, Deutsche Bank e Nomura con un'opzione d'acquisto a favore di Unipol. «Se (gli immobiliaristi, ndr) non accettano – prosegue Consorte – vuol dire che hanno, cosa di cui ho gli elementi, trattato con gli spagnoli...Quindi io domani ho l'incontro con loro e ti dico come va a finire». Interviene Latorre: «Ma che deve fare una telefonata Massimo...all'ingegnere?» Consorte: «È meglio che Massimo fa una telefonata. Perché, a questo punto, se le cose non vengono fatte, si sa per colpa di chi...Massimo fa una telefonata e a quel punto abbiamo le prove che questi (Caltagirone e soci, ndr) hanno lavorato su due fronti...Non abbiamo i soldi per farla...Che poi non è vero neanche quello, non è che non abbiamo i soldi per farla, è che noi non possiamo farla se no ci accusano di aggiotaggio e di insider, capito?». Quindi, a rilevare quelle quote, per conto di Unipol, debbono essere altri soggetti: le tre banche estere, appunto. Latorre capisce e lo rassicura: «Domani mattina allerto Massimo...»Ma non è solo l'ambigua posizione dei "contropattisti" a mandare su tutte le furie Consorte: «Ti volevo sottollineare – dice ancora a Latorre – che il dottor Profumo (amministratore delegato di UniCredit, ndr), non m'ha dato una mano» e così anche Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa, e Pietro Modiano, direttore generale di Sanpaolo-Imi. «Qui dentro c'è una mafietta – commenta Consorte – Imi San Paolo, Unicredito, Banca Intesa e Capitalia, che ci sta letteralmente impedendo di fare l'operazione...Se l'Unipol fa st'operazione diventa il gruppo più importante in Italia...Alla fine faremo la lista, Nico'. Questa cosa bisogna farla, perché questi stanno semplicemente lavorando, io vorrei che ti fosse chiaro, contro di noi come Ds, non contro di noi...come Unipol...Se noi facciamo...st'operazione...sicuramente gli mettiamo una zeppa per i prossimi vent'anni...Cambiano i rapporti di potere in questo Paese...Domani, entro le due, ci sentiamo...Ti dico a che punto siamo e poi vediamo se Massimo deve fare una telefonata».Il giorno successivo, il 7 luglio 2005, verso le due e un quarto, scrive Clementina Forleo, Latorre richiama Consorte il quale gli spiega le difficoltà che sta incontrando la trattativa con Caltagirone, e i due convengono che è il caso che D'Alema telefoni all'ingegnere. Poi, in serata, Latorre lo richiama per conoscere l'esito della trattativa, e Consorte gli dà finalmente la buona novella: «Ci sono tutte le potenzialità per farla (l'Opa, ndr), adesso». Gli immobiliaristi hanno accettato di vendere a Unipol il loro 27,5% di Bnl a 2,7 euro per azione. E aggiunge: «Adesso ci dovete dare una mano a trovare i soldi». Passano altre tre ore, e alle 23,18 Latorre ritelefona a Consorte; accanto a sé, questa volta, ha D'Alema. Consorte riferisce a Latorre della riunione con Caltagirone: «Con questi signori abbiamo chiuso...Devo lavorare domani e dopodomani per avere la certezza dei soldi, poi andiamo avanti». «Va bene – gli risponde Latorre –. Se vuoi ti passo Massimo, eh! Te lo passo così vi salutate un attimo adesso...». D'Alema prende il telefono: «Massimo – gli dice accorato Consorte – ti giuro, il mestiere che faccio io più si passa inosservati e meglio è...Però, con l'ingegnere abbiamo chiuso l'accordo questa sera. Nel senso che loro...ci danno tutto...Adesso mi manca un passaggio importante e fondamentale. Sto riunendo i cooperatori perché sono tutti gasati, entusiasti...gli ho detto: "però dovete darmi dei soldi"». D'Alema: «Di quanto hai bisogno ancora?». Consorte: «Mah, non di tantissimo, di qualche centinaio di milione di euro». D'Alema: «Va bene. Vai avanti, vai! Facci sognare! Vai!». Consorte: «È da fare uno sforzo mostruoso, ma...vale la pena a un anno dalle elezioni». Conclusione del giudice Forleo: «La telefonata in questione è di estremo interesse, in quanto manifesta...la complicità nell'operazione dell'on. D'Alema, oltre che dello stesso Latorre, come si è visto resi direttamente edotti della penale illiceità della stessa». Se la giunta per le autorizzazioni a procedere consentirà alla Procura di Milano di acquisire agli atti dell'inchiesta le telefonate dei politici, per i due esponenti dei Ds si profila un avviso di garanzia per presunto concorso – accanto a Consorte – nei reati di aggiotaggio e insider trading.